Circa 7 miliardi di anni

Martina Biolo, Alessandra Dragoni, Alice Mestriner & Ahad Moslemi, Jacopo Naccarato
11.06.2022 – 03.07.2022
 
menzione speciale in occasione della Call per Curatori promossa da CRAC-X
 Casa Baldassarri, Via Fratelli Bedeschi 27A, Bagnacavallo

Il progetto curatoriale desidera raccontare attraverso le opere di Martina Biolo, Alessandra Dragoni, Alice Mestriner & Ahad Moslemi e di Jacopo Naccarato, la vicinanza dell’uomo alla terra, intesa come luogo di nascita e di appartenenza. Lo stato naturale, quotidiano, indispensabile e scontato, di vivere un luogo, di abitare una porzione di terra, caratterizza il processo di crescita dell’uomo, che a sua volta permette a quello spazio dimenticato di continuare a sopravvivere ed evolversi.

Il titolo Circa 7 miliardi di anni riflette sul concetto di tempo che l’uomo ancora ha a disposizione per prendersi cura della terra: si ipotizza infatti che tra circa sette miliardi di anni la superficie terrestre sarà completamente assorbita dal sole e la maggior parte della vita (se non tutta) sarà estinta. Partendo da questa riflessione, ne deriva la scelta delle opere che, attraverso diversi linguaggi (fotografie, video, sculture, installazioni, pitture), indagano e raccontano l’idea di cambiamento e dello scorrere del giorno e della notte, delle stagioni, delle epoche, dei secoli; della quotidianità nelle sue più diverse sfaccettature.

Alice Mestriner e Ahad Moslemi presentano L’estetica dell’immortalità, ponendosi delle domande sul futuro dell’uomo, quale sarà il suo ruolo nella società, come la tecnologia interferirà con la genetica umana con una particolare attenzione al tema dell’estetica e dell’estinzione. Nell’epoca contemporanea, la morte è considerata un problema da risolvere tentando la creazione, attraverso la tecnologia, di un uomo perfetto. È una sfida tecnologica innescata dall’uomo verso la sua stessa estinzione, un paradosso molto interessante e inevitabile. Modificare i ‘’difetti’’ genetici dell’uomo, gli errori del sistema del corpo naturale, porterà alla creazione dell’estetica dell’immortalità. In tale contesto, potremmo ancora definire la nostra specie come Homo? Chi avrà il controllo sulla creazione umana? Si propone la polvere come la terza via al conflitto tra morte e immortalità. La polvere è un nome collettivo, un luogo comune. La polvere è un mondo parallelo che vive simultaneamente con noi e in noi.

Le opere su carta di Jacopo Naccarato si concentrano sul rapporto tra uomo, cane e territorio, ma soprattutto sulla relazione che intercorre tra questi tre soggetti. Il cane è per istinto perfettamente consapevole e rispettoso dei confini del proprio ambiente e mostra capacità di difesa delle risorse presenti al suo interno. L’uomo, sin dall’antichità, ha eletto questo animale anche per le sue doti di fedeltà e lealtà, considerandolo parte del suo nucleo familiare e ponendolo a protezione del proprio territorio. In epoca contemporanea si è assistito ad uno sviluppo e un’inversione di questi comportamenti nei confronti dell’animale. Estrapolato dal suo contesto ambientale è ora l’uomo a proteggerlo dall’ambiente esterno e ad umanizzarlo fino al punto in cui viene vestito con abiti. Jacopo si concentra sulla frattura che questi atteggiamenti hanno generato dal momento che, al contrario, per strada non è raro imbattersi in cartelli che urlano “attenti al cane” o semplicemente simboli che escludono l’animale dallo spazio in questione. Naccarato riporta la tensione e l’energia che percepisce da questa ambiguità, generando opere libere e frammentate. L’uso di oggetti, come i guinzagli che riconosciamo decontestualizzati e sospesi nel tempo nelle pitture esposte, è un chiaro esempio della controversia di questo rapporto, nel quale riconosciamo si, simboli di affetto e tutela, ma anche strumenti di dominio e sottomissione nei confronti di quello stesso animale così tanto umanizzato.

L’opera di Martina Biolo, Memories are seeds to plant, è un’installazione che rappresenta una serie di sculture realizzate a partire da oggetti legati alla cura, alla casa, all’intimità: una collezione di saponette, creme e shampoo. Grazie all’atto scultoreo i nostri oggetti quotidiani vengono sottratti al passare del tempo e alla frenesia del mondo contemporaneo che li lascerebbe andare nell’oblio. I calchi sono memorie che parlano di trasformazione e amnesia.Gli oggetti installati sono calchi e memorie che parlano di trasformazione e più spesso di amnesia. L’atto scultoreo del calco permette di intrappolare e di conseguenza custodire e salvaguardare oggetti che la frenesia del mondo contemporaneo lascerebbe andare nell’oblio. Ogni vaso è potenzialmente un seme da salvaguardare come se fosse una specie rara di pianta. La figura della serra si pone come dispositivo in grado di veicolare il concetto di salvaguardia e luogo di protezione e tutela.

Senza Titolo (da “Libera Poesia”) di Alessandra Dragoni: Libera poesia è un titolo rubato per strada, un “non progetto” localizzato nelle terre ravennati. Il territorio di azione dell’artista e il suo racconto nascono in questi luoghi, in cui trascorre l’infanzia e si ritrova dopo anni a riscoprire. Un nuovo sguardo si posa sulle abitudini, i riti, la quotidianità di questa terra e i dettagli iconografici contemporanei si intersecano con i ricordi e con la memoria. Ogni scatto è un frammento temporale che rappresenta lo specchio della relazione dell’artista con il presente, in quei luoghi, oggi. L’artista sceglie di creare delle connessioni tra le fotografie attraverso un allestimento che prevede la relazione a due tra le immagini indagando il risultato di queste unioni, segniche e formali. “Sono solo versi di un poema più ampio? Oppure una filastrocca? Non so dirlo. Sono forme che si organizzano attraverso il mio intervento, mutando. É tempo che passa”.

 

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